Il gagà è ridicolo, ma impietosamente tragico: soprattutto per se stesso, ma anche per come tratta gli altri (le donne in primis). Non rende migliore l'umanità, non aiuta le sue femmine a promuoversi, a crescere, ad essere felici. In fondo il gagà è un bambinastro egoista, tutto rivolto verso se stesso e pochissimo attento al prossimo. E fa danni, ferisce la gente, combina un sacco di guai.
Appartiene a quell'umanità che sembra non debba mai scomparire: una vita arida che spesso non prevede compagni di viaggio; l'esatto opposto dell'uomo che usa la sua sicurezza e mascolinità per stare vicino agli altri con calore, benevolenza e affetto.
Edizioni Il punto, 2012 – pagine 176
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