L’IMA è un posto incredibile. È l’Institut du Mond Arabe di Parigi, 11 piani di edificio, di cui 2 sottoterra, un enorme edificio in vetro e alluminio, con dei decori che richiamano la tradizione araba: sulla facciata sud, 240 arabeschi metallici sensibili alla luce si aprono o si chiudono e riportano ai musharabinens, ilcortile interno come un riad, la torre dei libri che ricorda uno ziggourat (ovvero un antico edificio religioso). Modernità nella tradizione.
Il partnernariato fra la Francia e i 22 paesi arabi che dà vita al progetto è firmato nel 1980; l’edificio è inaugurato nel 1987. Il suo scopo è quello di promuovere tra i francesi la conoscenza del mondo arabo, la sua cultura, la sua storia, lo sviluppo della sua civiltà. Aspetti ormai in Francia integrati, assorbiti nella sua storia.
Il museo dell’IMA si sviluppa su 4 piani. Appena entrati, un sistema di specchi intervallato da video e da suoni di voci accompagnano il visitatore, che cammina, e anche il video cammina, la gente del video cammina assieme a lui. Gente da paesi lontani: si è come inseriti con immagini e suoni, in un’altra realtà, quella del mondo arabo. Le prime teche raccontano della penisola arabica, la culla di questa civiltà, che si sviluppa nel III secolo e si basa prima di tutto sulla lingua.
Oggi sono 22 i paesi che si definiscono come arabi, che possiedono una stessa matrice, nonché grandi diversità socioculturali, politiche e storiche.
Nel museo troviamo il concetto di “arabità”, nelle sue diverse epoche e declinazioni.La raffigurazione del sacro, anche in periodi preislamici, con icone cristiane e riferimenti alle altre religioni (prima dell’arrivo dell’islam le religioni principali erano quella cristiana ed ebraica).Il non uso delle immagini nell’islam e nell’ebraismo (ma, apprendiamo, non per le stesse ragioni: nella Bibbia viene detto ad esempio che quando Javè parlò, la popolazione intese il suono delle parole, ma non vide alcuna forma; nel Corano invece niente può essere ad immagine del Creatore assoluto). I luoghi della preghiera: per l’islam la preghiera è dove si è, non è legata ad un luogo, ma a una direzione, e sui tappeti da preghiera ad esempio viene indicata una figura che dà un’indicazione direzionale (qibla). Specifico il pellegrinaggio per il musulmano, che si reca alla Mecca una volta nella vita, se ne ha i mezzi fisici e materiali.
La lingua araba è spiegata ai visitatori con un bel mini film che ne svela l’apparente semplicità e l’assoluta complessità, a partire dall’alfabeto. E poi le città, il sapere: modelli di astrolabio appesi magnificamente in una teca, e ci viene spiegato quanto le influenze di altri popoli condizionarono e aiutarono a sviluppare il conoscere. Nel IX secolo ad esempio, astronomi e matematici di lingua svilupparono saperi ereditati da Grecia, India, Mesopotamia e vicino Oriente (Siria). Svilupparono algebra, trigonometria, si applicarono a capire la rotazione della terra sul suo asse e misurare il tempo per determinare la preghiera quotidiana, l’inizio e la fine del Ramadan e la funzione del calendario lunare. Il compasso, misurazioni di cielo e terra utili all’amministrazione dell’impero musulmano e allo spostamento dei mercati. L’astronomia, la calligrafia, …
L’ultima tappa, affascinante: la casa, l’intimità, la famiglia “un temps pour vivre”. L’organizzazione degli spazi di una dimora: lo spazio pubblico per accogliere gli ospiti e quello privato, riservato alle persone più care. Il bagno: il medico Avicenne (980-1037) che già alla sua epoca raccomandava la purificazione e dettaglia le proprietà del sapone, dall’arabo Sabûn, che agisce come disinfettante; i profumi, apprezzati dal Profeta e di cui gli arabi fanno uso abbondante; gli oggetti delicatissimi, raffinati e lussuosi delle donne al bagno: asciugamani di squisita fattura, jellaba trasparenti con ricami in oro, sandali in madreperla.
Ci si congeda con la poesia e la musica: una piccola ala dedicata agli strumenti tradizionali. Il palazzo è trasparente: dal suo interno si intravede la Senna, Parigi e la sua luce. Un ascensore in vetro svela la struttura, tutti i piani. Con la musica nel cuore si sale al nono livello, dove su un terrazzo panoramico si ammira il cuore di Parigi!
Rosita Ferrato
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