Sei sposata? Una domanda del genere, difficile te le facciano in Italia nelle prime fasi di conoscenza, qui invece arriva dopo il buongiorno.
Normalmente mento.
Ho una tattica. Se si tratta di persona che probabilmente non vedrò più (taxisti, negozianti lontani da casa, conoscenze occasionali su autobus o per strada) mi diverto a inventare. Non solo un marito, ma addirittura una famiglia: due figlie, 12 e 8 anni, lo sposo lavora al sud e io sono a Tunisi da sola.
Se invece trattasi di gente che vedrò spesso (il gestore del pressing, il commesso di Zara, un taxista amico, il negoziante del souk sotto casa) devo fare estremamente attenzione per ricordarmi quale panzana mi sono inventata, perchè le bugie hanno le gambe corte e la memoria non sempre viene in aiuto.
Infatti: “Ma racconti un sacco di balle!” mi ha rampognato un giorno un curioso signore del mercato, che incontro ogni giorno. “Sì, è vero”, ho risposto candidamente, senza affatto sentirmi in colpa.
Se è qualcuno che mi interessa, invece, dico la verità. “Sposata no, ma ho un amico”. “Ah, ma è un amico amico, che genere di amico?”. “Ma è tunisino?”
Se poi trovo qualcuno che mi abborda per la strada, la risposta è automatica e secca. Accompagnata da un sorriso, scatta la mano sinistra al cui dito brilla una fede, di quelle che si usano qui: doppio anello, fidanzamento e matrimonio. Accompagnata da : “Rajil tunsi”, marito tunisino. Due paroline magiche che fanno sì che il bellimbusto si scusi e si allontani immediatamente.
Non è facile però far credere che esista un marito a chi ti vede passare da sola tutti i giorni. E si, perchè poi quale è la trappola? Che se passi invece con un amico, tutti parleranno e sarai considerata poco seria.
E per finire, attenzione a quando la domanda “Sei sposata?” te la fa una donna. A me è successo con una zitellona (quella sì), ultra sessantenne e brutta assai, che ha posto la domanda fatidica all’amica che mi accompagnava. “Ah, non è sposata. Eppure è così bella. Ah, vuole essere libera? Certo che ce n’è di puttane!” (testuali parole).
Quindi, per dirla in modo più squisitamente sociologico, qui la pressione per il matrimonio è forte, e per chi ha a cuore la propria libertà, il dilemma è aperto.
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