Per il mare Alassio e Finale Ligure; per la montagna Sestriere e Bardonecchia. Da lì, almeno nei mesi canonici, non si scappa, o si scappa poco.
Famiglie di torinesi da generazioni e generazioni monopolizzano la prima fila di ombrelloni dello stesso stabilimento balneare scelto dai loro nonni prima della guerra; lì vi troveranno lo stesso posto, gli stessi vicini, e visto che i liguri sono tirchi, probabilmente le stesse sdraio in legno e gli stessi ombrelloni, ormai spelacchiati dal sole, dalle intemperie e dalle infinite stagioni di vita.
Sdraio e ombrellone schierati come file di soldati di fronte al mare, e la famiglia torinese storica in pole position, per una gerarchia che vuole ricordare al plebeo delle file dietro che loro sono arrivati prima, sia in quella postazione che nella vita.
Piccoli privilegi che danno anche alle spiagge delle gerarchie immutabili nei secoli: lo stesso numero di cabina da sempre; gli stessi posti: stesso stabilimento, stessi percorsi, stesse camminate, sulla passeggiata o nel budello, stesse panetterie, stesse frequentazioni.
La villeggiatura per la torinese è una garanzia: di sapere ciò che si troverà, chi si troverà, cosa potrà dirti, quali argomenti, quali pettegolezzi, immutabili da un anno all’altro.
Stessa cosa per la montagna. Stesso ski pass e stesse piste, stessi ritrovi, stesse persone, ecc. Ogni tanto qualche intruso con gli sci nuovi di pacca si affaccerà al panorama, ma non riuscirà tanto facilmente a mescolarsi (se non fidanzato di… o parente di…) quindi sarà guardato con sospetto e ignorato. Mare o montagna, nel poker della villeggiatura valgono le stesse leggi: nei mesi di ferie diverranno delle succursali di Torino, con le stesse dinamiche, le stesse persone e lo stesso stile della capitale sabauda.
La torinese porterà i pargoli piccoli al mare nei mesi da giugno in avanti, e poi i nipoti e poi i nipoti dei nipoti; a sciare (o a pattinare sul ghiaccio quelli leggermente più anticonformisti) nei mesi invernali, assieme ad altri pargoli di altre mamme torinesi. E la cosa andrà avanti così, di generazione in generazione. Nei secoli dei secoli. Amen.
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