Di recente ho partecipato davvero con grande interesse alla serata “Zie, cugine, provincia: la commedia sexy made in Italy”, un incontro con Steve della Casa, per ripercorrere il ruolo dell’eros nel cinema e nella cultura pop italiana organizzato a Torino da Lovever, “concept store dell’amore e della femminilità”. Sollecitata dall’ambiente e dall’argomento, mi è tornato in mente un seminario sulla seduzione al quale ho partecipato tempo fa. Si trattava di un mini corso di un paio d’ore organizzato da un guru del web, uno sgradevole uomo pelato, efficace però per i consigli d’amore. Un’amica intrepida si è unita a me, altre, meno coraggiose, si sono limitate a telefonarmi il giorno dopo per farsi raccontare tutto. “Tutto, voglio sapere tutto, raccontami. Ma cosa ha detto? Ma serve?”. Ed ecco quello che ho fatto sapere alle curiose:
Seduttrici si nasce o si diventa?
Alla prima cavia non è andata tanto bene: dalle rotondità, il giro vita importante e la poca cura di sé, rivelava bassa autostima; lievemente in imbarazzo, aveva dichiarato una vita amorosa e sessuale disastrosa. Il verdetto, dopo una veloce disamina era stato netto: mancanza di trasgressione; la soluzione: “mignottizzarsi” un po’, osare, uscire. La giovane era sembrata soddisfatta, era tornata al suo posto, decisa, dal giorno dopo, ad accorciare le gonne, arieggiare le chiome, truccarsi ed essere spumeggiante, diventando preda e cacciatrice.
È venerdì sera, siamo nell’isola pedonale della Crocetta dove un’elegante palazzina liberty ospita un corso su amore ed eros. Il variegato parterre è accomunato da un desiderio: diventare seduttori e seduttrici. Nel quotidiano o sotto le lenzuola, per una relazione duratura o una notte d’amore, la tattica proposta è la stessa: eliminare paure e demoni interiori, individuarli negli altri, amplificarli e fare innamorare.
Donne sulla trenta quarantina, pelliccette sintetiche e spelacchiate; in prima fila una castana graziosa, occhi verdi appesantiti da uno strato massiccio di rimmel, flirta maliziosa con il docente; accanto, più riservata, una ragazza sinuosa con leggins attillati e maglia blu in lamé, capelli neri, sguardo dolce; dietro, in perenne chiacchiera, una signora con pantaloni neri in pelle, occhiali e un mollettone a contenere le folte e ossigenate chiome.
Qualche maschio, età diverse, alcuni defilati, altri in prima linea: un gentiluomo incravattato, baffi grigi e qualche chilo di troppo, lievemente in imbarazzo, forse trascinato lì dalla moglie; un giovanottone corpulento, tarchiato, giubbotto di pelle e jeans, l’aria mesta; infatuato, scopriremo, di una donna che lo frequenta come toy boy, mentre lui aspira all’amore.
Il love coach è un cinquantino, deciso, diretto, scova negli altri pregi e difetti e li sbandiera senza tanti complimenti. Pelato, irriverente, per niente elegante, le regole della seduzione però le maneggia perfettamente; le sue rivelazioni precise e potenti. Ma non è tutto.
Prima sezione didattica: nozioni sull’individuazione, dal conflitto coi genitori, dei tipi umani; da qui le fragilità su cui l’abile seduttore infierirà per legare cuore e desiderio della vittima. Sguardi attenti, qualche domanda.
Poi la parte pratica, e la sorpresa: il nostro love coach è anche ipnotista. Alla richiesta di volontari, viene coinvolta la prima sventurata di cui già sappiamo. Dopo di lei, sulla platea cala il silenzio. La mia amica, intrepida, si lancia; io, da brava torinese, provo a nascondermi ma vengo subito stanata e invitata all’esperimento; a lei è “diagnosticato” un conflitto col padre: indotto un leggero stato di trance, coccolata dal docente in veste di papà buono, le ginocchia si piegano, è adagiata su una sedia; le vengono rivolte domande, suggerite risposte, restituita una versione di un genitore amorevole, che nella vita tanto amorevole non è. Torna al posto serena, con più fiducia negli uomini.
Tocca a me: dall’esperto vengo immediatamente definita un’egocentrica, iniziamo bene, rifletto. La mia “terapia” consiste in una sorta di danza: necessito di gioia, divertimento, passione, coinvolgimento, intensità e brio; tutto vero. Stretta al magnetico petto del pelato, vengo strascinata in una sorta di piacevole walzer. “Qualsiasi sia il tuo problema, stanotte lo risolverai” sussurra. Mi sento bene.
Siamo però diventate seduttrici? Una volta congedate, la mia amica ed io, la domanda sorge spontanea: una sera non è abbastanza, ma di certo qualche arma in più ora la possediamo, se non altro ci conosciamo meglio e ci siamo divertite.
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