Il pane avanzato qui non si butta, cosa lodevolissima. La legge degli uomini non lo dice, ma lo dice quella di dio, il Corano, e nelle case questa norma viene rispettata, anche da chi non è arabo ma vive qui. Gettare nell’immondizia il pane, elemento prezioso, è haram, vietato, quindi lo si mette in un sacchetto, lo si ripone in un posto pulito, qualcuno addirittura prima di lasciarlo – noi lo mettiamo nelle scale e qualcuno verrà a prenderlo – gli dà un bacio. Sarà utilizzato, anche quando secco o di alcuni giorni, per nutrire gli animali o comunque riutilizzato.
Come per altre religioni, anche per l’Islam il pane, simbolo dell’abbondanza, opera delle mani dell’uomo, è un dono di Dio agli uomini per la loro vita materiale e spirituale. Nel Corano il pane d’orzo compare come uno degli alimenti del Profeta e il seme, le spighe, il pane sono citati per veicolare messaggi. La sesta Sura esalta la potenza creatrice di Dio, capace di schiudere il seme e il nocciolo (VI, 95): “Egli è Colui che fa scendere l’acqua dal cielo, con la quale facciamo nascere germogli di ogni sorta, da essi facciamo nascere vegetazione e da essa grani in spighe…” (VI, 99). Il tema dell’elemosina, dell’attenzione verso gli altri viene resa attraverso la metafora del grano: “Quelli che con i loro beni sono generosi per la causa di Allah sono come un seme da cui nascono sette spighe e in ogni spiga ci sono cento chicchi. Allah moltiplica il merito di chi vuole lui” (II, 261) (da “Il pane in Palestina”, p. 52-53)
L’atto stesso di guadagnarsi ogni giorno il pane, essendo cosa gradita a Dio, diventa un atto religioso.
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