Tunisi, il saluto – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Giunta al termine del mio viaggio, mi concedo un ultimo sguardo prima di riprendere il mare.

Tunisi, avenue Bourguiba cambia, è ancora cambiata. Il viale alberato è sempre lì, con le sue foglie verdi, e gli uccellini che ci giocano dentro. Ma c’è qualcosa che turba, ed è la recinzione. Il filo spinato lo trovi a proteggere il consolato di Francia e il detestato Ministero dell’Interno. Soldati, carri armati, mitra spianati. Ci si fa l’abitudine. I caffè sono sempre affollati e i negozi vivaci, i chioschi di sigarette e cartoline, le superette. Dopo la rivoluzione è così. Altra cosa. L’assenza di turisti, almeno quelli europei, mentre tanti sono li algerini venuti ad aiutare i “fratelli” tunisini, i russi che invece della Turchia seclegono sempre di più questo paese del nord Africa, e gli immancabili giapponesi.

L’assenza degli europei inglesi, francesi, italiani, tedeschi, è importante. La Medina senza di loro sembra quasi vuota, sempre presenti invece le donne tunisine che vengono a fare la spesa o a fare shopping per i matrimoni.

Traghetto di ritorno Tunisi-Genova

All’imbarco per Genova si fanno code infinite: il bello è che questo popolo fantasioso approfitta di ogni occasione, anche di questi momenti: mentre sei in macchina, in fila per imbarcarti, arrivano i venditori di stecche di sigarette, di calendari, di collane, di souvenir di tutti i tipi; bambinotti intraprendenti ti aprono addirittura la portiera e ti danno baci per provare a rifilarti le loro cose, un ambulante con un carrello pieno di cammelli di peluche, mercanzie  e oggetti vari, propone collane di foggia tradizionale; snack, acqua, patatine.

Sei in fila per tante ore perchè ci sono i controlli di Polizia, particolarmente attenti in questo periodo.

Check 1: ti chiedono se hai qualcosa da dichiarare, aprono il cofano della tua vettura; check 2: controllano i passaporti; check 3: prima di entrare nella pancia della nave, degli agenti guardano sotto la macchina con una pila elettrica (nel frattempo è calata la sera).

Tutto questo, provoca ovviamente continui rallentamenti. Per imbarcarsi ci vogliono tre ore, che sommate al tempo richiesto dalla compagnia prima dell’imbarco (arrivare 3 ore prima) fanno sei. Quindi: arrivo al porto alle 14, ingresso nelle file di attesa alle 16, ora di partenza secondo time table ore 18, ora effettiva in cui si salpa 20,38 (ritardo di quasi 3 ore).

Tempo di viaggio: 22 ore (che diventeranno 24).

Si arriverà domani alle 18:30.

Eh sì,  ci vuole molta pazienza….

Rosita Ferrato

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