Se si ha un po’ di incoscienza e un po’ di coraggio, se ci si lascia andare, si possono vivere piccole avventure, appartenenti ad un mondo forse più genuino, chissà.
Lunedì mattina, entro in un negozio di cosmetici della medina, cerco del balsamo e un consiglio: un posto dove fare l’hennè ai capelli. Si avvicina una donna, chioma rosso fuoco, e inizia a parlare con il commesso, il quale mi dice: “Vous avez de la chanse, elle est coiffeuse”. Ho trovato una parrucchiera, il caso mi ha aiutata. Parla francese, o non lo parla, non si capisce; ma qualche parola di arabo la conosco anche io, e in qualche modo ci capiamo. La donna si chiama Leila, mi prende per mano e mi porta con sé. È molto esuberante, nella strada parla ad alta voce, saluta tutti, ride e scherza, mi porta in un dedalo di vie, fino ad arrivare al venditore di henneè. Prendiamo la merce (della polvere verdastra con un buon profumo), pago, e si ricomincia la strada. Prendiamo un caffè, una grande bottiglia d’acqua, e ci troviamo davanti ad una piccola bottega, la saracinesca blu abbassata. Leila è nel suo giorno di libertà, il lunedì come in Italia, ma apre il suo negozio per me. È una stanza piccola, piena di roba: vestiti e scarpe appesi (li vende?), un ventilatore in plastica, molto vecchio ma funzionante (oggi fa molto caldo, come sempre in questi giorni), e una tenda in stampa leopardata divide lo spazio per il bagno. Le chiedo se posso usarlo: “il est cassè (è rotto), un femme avec son grand terma l’a cassè”, ridiamo: sono fiera che nel mio povero vocabolario della lingua araba sia compresa la parola “termà”(culo). Tutto serve.
Mi fa sedere su una sedia da barbiere rossa in pelle, e nello spazio piccolo, ma dove non manca niente per la sua professione, cominciamo. Mi mette hennè e tintura sui capelli (cautamente, le ho chiesto di farmi solo le punte: ho come il sospetto, che poi si rivelerà fondato, che sulle 50 sfumature di rosso, non ci siamo tanto capite). Inizia a spennellare, finisce e poi inizia il tempo di posa. Lunghi minuti di imbarazzo, dove fumiamo insieme, ci diamo qualche parola sul tempo e sulla canicola, e poi rivolgiamo lo sguardo altrove.
Finita la posa, ecco venir fuori il colore: rosso menopausa! Arg, lo sospettavo! Ma faccio finta di nulla, alla fine anche io potevo spiegarmi meglio (forse non conosceva la parola Carote, color carota, non rosso scuro). Mi invita in spiaggia con lei, alla Goulette, le dico di sì, si illumina, mi porta con sé per un tratto di strada, cerchiamo un taxi sotto il sole cocente per una mezz’ora, poi mi arrendo e la lascio andare sola: la mia avventuretta deve finire, inizio a sentirne la pesantezza. Adduco una stanchezza dovuta al calore, e scappo via, avendo ormai fatto del tradimento per la libertà uno stile di vita e un’irresistibile tentazione.
Mi incammino, finalmente sola, per le strade di Tunisi, con una nuova chioma rosso fiammante…
Rosita Ferrato
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