Tombe – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Tombe

L’ultimo studiò che abbiamo affittato, un monolocale tristissimo, ce l’hanno presentato di fretta e furia e con le imposte e le tende chiuse. Era un giorno di festa, eravamo stanchi perchè reduci da un lungo viaggio, quindi in quel momento qualsiasi casa sarebbe stata perfetta.
Lo abbiamo preso per una settimana: qui a volte funziona così, alcune case si affittano al brucio (e al buio), con il contatto diretto, contanti, una stretta di mano e via.

Il mattino dopo abbiamo aperto le tende, e voilà il panorama: da tutte le finestre, compresa la camera da letto, si godeva di un’originale vista… sul cimitero!
Tanto prima poi ci finiamo tutti” ha detto il mio compagno di viaggio cinicamente. Almeno la notte sarà silenzioso, ho pensato invece io per consolarmi. In realtà avrei scoperto che no, neanche quello, perchè evidentemente il luogo attirava gli animali randagi, ed era punto di ritrovo notturno di un branco di cani di strada.

Il vantaggio a quel punto era che avrei potuto visitare …da vicino e da diverse prospettive una località indigena, e quel giorno ci facemmo una bella passeggiata. Un cimitero islamico, almeno questo del quartiere El Aounina, è un posto paradossalmente molto bello. Ha mura bianche che lo circondano, e dei cancelli, in realtà sempre aperti, in ferro, tanti alberi, del verde e molti uccelli che cantano allegri.

Non è ordinato, ma ha una sua logica. Tutte le tombe sono bianche e senza preferenze, niente mausolei che sottolineano ricchezza o differenza di ceto, niente tombe di famiglia lussuose; qui vige la democrazia. Si trovano tombe più piccole, di bambini, e lo si vede dall’iscrizione.
Niente foto, per nessuno, a una sorta di libro aperto con il nome del morto, la sua data di nascita e di morte. Sui bianchi sepolcri c’è poi una sorta di rientro, un buco: è per l’acqua, nel caso il defunto abbia sete. Niente fiori, i parenti vengono a pulirli, a togliere la polvere, a tenerli in ordine, ma sono spogli.
I defunti vengono sepolti sul lato destro e con il capo rivolto in direzione della Mecca; la cremazione non è consentita, è proibita (anzi, alcuni la trovano una pratica raccapricciante) perchè nell’islam, nell’Ora del Giudizio Allah resusciterà tutti coloro che sono nelle tombe.
Il corpo viene seppellito posandolo direttamente sul fondo del sepolcro, e la visita alle tombe è raccomandata ai vivi – soprattutto il Giovedì e il Venerdì – affinché ricordino l’inevitabilità della morte e il giorno di giudizio. Chi entra in un camposanto cimitero dovrà evitare di mangiare e di bere e dovrà pronunciare queste parole: in nome di Allah, il Misericordioso, poi la sua preghiera.

Ricordo che un giorno, a Mahdia, località costiera a sud d Hammamet, mi hanno indicato un gruppo di uomini, a piedi, in strada, che seguiva un furgone con uno sportello aperto: “Sai che cos’è quello?” mi chiesto il mio accompagnatore. Era un corteo funebre. Composto da uomini, giovani, vecchi, ma solo uomini. “Le donne non vanno al cimitero – mi ha spiegato, ci vanno solo gli uomini. E perchè? “perchè le donne piangono, si graffiano il volto, sono molto emotive. Loro restano a casa”.

Apprendo anche che il funerale deve essere preparato più presto possibile e un defunto appartenente all’islam non può essere seppellito in un cimitero che non sia musulmano, a meno che una porzione di tale cimitero sia stata specificatamente posizionata e riservata ai musulmani.
Dopo la sepoltura, in francese enterrement, alcuni vanno a casa del defunto per le condoglianze, altri se ne vanno; è compito religioso morale e sociale che vengano fatte condoglianze alla famiglia del defunto dopo la sepoltura e che venga mostrata loro espressione di dispiacere e compassione.

Noi rientriamo a casa. È stato un giro interessante. Spalanchiamo bene le finestre, ci godiamo lo studiolo e la sua vista pittoresca.

Rosita Ferrato

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