Intervista a China Keitetsi, il fucile in mano già a 9 anni. Oggi, ambasciatrice dell’Unicef, vive in Danimarca e tiene conferenze in tutta Europa. ”L’unico modo per sopravvivere è essere più duri”
TORNO – China Keitetsi è stata una bambina soldato. Nata nel 1976 e cresciuta in Uganda, conosce fame e violenze da parte della sua famiglia e poi dall’esercito. A 9 anni scappa da casa e cade nelle mani dell’Esercito Nazionale della Resistenza. Adolescente, ha due figli. Scappa nel 1995, attraverso il Kenya fino al Sudafrica, dove chiede e ottiene lo status di rifugiata. Viene ricollocata in Danimarca, dove finalmente trova una casa e una famiglia. Autrice del libro Una bambina soldato, dove racconta la sua esperienza, oggi tiene conferenze sul tema dei bambini soldato in tutta Europa ed è ambasciatrice dell’Unicef. Del 2007 l’ultimo libro Tears Between Heaven and Earth.
Il suo rapporto con l’esercito, traspare dal libro, è di odio e amore; i civili come diversi, forse inferiori, il suo essere soldato come una sorta di rivalsa sociale. China vede morire i suoi amici bambini, conosce la prima linea e gli orrori delle battaglie, la corruzione e la malvagità degli ufficiali, la solitudine di tanti suoi piccoli commilitoni, che come orfani sono solo “carne da cannone”. Ma il carattere la sostiene sempre: dalle pagine commoventi emerge una personalità indomita e coraggiosa, e forse il carattere e la fortuna saranno il suo foglio di via. “L’unico modo per sopravvivere è essere più dura e forte degli altri e obbedire senza fare storie agli ufficiali che abusano di te” ha scritto: “Quando ero una bambina con un fucile, mi sentivo grande e potente”.
Redattore Sociale ha intervistato China Keitetsi: le uniche domande a cui non ha risposto, quelle sul rapporto con gli ufficiali e con il suo fucile.
China Keitetsi, in questo momento in 41 paesi, 300.000 bambini stanno combattendo. Come aiutarli?
Se le persone capissero che quei bambini sono come quelli che sono a casa con loro e non solo dei bambini con il fucile, ma molto di più, allora potrebbero dare loro un posto migliore nel mondo. I bambini soldato vedono tante cose, e tante terribili vengono loro fatte. Si immagina una ragazzina di 12 anni che deve portare un figlio in grembo per 9 mesi? Questo è il crimine peggiore di tutti, far sì che un bambino uccida e fargli vedere il sangue. Non hanno una mamma non hanno un papà, molti soldati bambini non sapranno mai cosa si prova a sentirsi dire ti voglio bene e mi prenderò cura di te. La nostra storia è passata, la nostra infanzia è passata, la nostra adolescenza è passata, come ogni cosa che abbiamo amato; i nostri amici di infanzia sono morti, dobbiamo tutti insieme prenderci la responsabilità di questo. Vede, molti giovani in Africa e nei paesi in via di sviluppo pensano che si possa trovare la vita solo in Europa. E allora intraprendono viaggi di centinaia di chilometri per il deserto e molti muoiono nelle acque della Spagna, nelle acque italiane e a Malta. Forse molti di quei giovani sono ex bambini soldato che non si sono lasciati niente alle spalle.
Prova ancora paura?
Più vivo in un paese libero, più la paura diminuisce: in Danimarca non c’è molto che mi ricordi quello che ho visto in passato. La mia nuova famiglia è stata davvero molto gentile, e questo mi ha aiutato ad avere fiducia.
Cosa si prova a raccontare alla gente le proprie paure?
Era importante che la gente sapesse, per aiutare chi è ancora là. Quando scrissi il primo libro, inoltre, pensavo come una bambina, scrivevo tutto quello che riuscivo a ricordare; all’inizio aiutavo me stessa, solo dopo è diventato un libro.
Dopo tutte le brutte esperienze che ha vissuto, pensa che gli uomini siano cattivi?
Non tutti gli esseri umani sono cattivi, ma ci sono alcuni uomini e alcune donne là fuori che possono compiere le azioni più orribili, come ad esempio in Austria Josef Friztl.
Vorrebbe tornare in Uganda?
È il paese dove sono nata e ho miei ricordi d’infanzia; spero presto di tornarci.
Nelle foto China Keitetsi
di Rosita ferrato
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