Si chiama “Sevilla a su ritmo” ed è il nome del bike sharing di Siviglia. Una tesserina, la digitazione di un codice e via! Le biciclette sono rosse e gialle, come i colori di Spagna, e le postazioni, almeno per quanto ci è riuscito di capire, sono parecchie. Di sicuro è che le piste ciclabili della città sono estese, larghe e a due corsie. Prendono molto spazio ai parcheggi e alla strada e sono comode comode. E guai se un pedone si azzarda ad occuparle: viene immediatamente travolto da bolidi su due ruote o perlomeno apostrofato con parole poco eleganti.
Delle piste ciclabili di Siviglia si leggono su internet commenti entusiasti (www.sosfirenze.it): “Eh sì, Siviglia ora ci fa da modello anche sulle piste ciclabili ben fatte: è stato sottratto molto spazio al traffico e alla sosta, ad occhio hanno dimezzato la carreggiata precedente. Non si vede neanche traccia di parcheggi selvaggi ne di invasioni della ciclabile all’attraversamento”. La città spagnola insomma, dispiega delle piste da copiare, e non se la cava male anche per quanto riguarda i mezzi pubblici. Come per la capitale portoghese Lisbona, anche qui esiste un autista che fa anche da bigliettaio, il costo della corsa si aggira attorno all’euro e 20 e la frequenza del passaggio è piuttosto buona. Gli autobus sono puliti (almeno per i percorsi effettuati da noi eco viaggiatori) e la gente mediamente educata.
Anche i marciapiedi sono piuttosto lindi: e mentre nella cugina Lisbona è bene camminare con un occhio rivolto verso il basso (le cacche di cane sono sempre in agguato), Siviglia raramente è macchiata da queste problematiche né è ricoperta da mozziconi e cartacce. Molto di rado, almeno nel centro storico, è capitato di assistere a spettacoli come cassonetti ricolmi di immondizia e male odoranti. Esistono i bidoni della differenziata e anche i giardini pubblici, almeno quelli più famosi, sono di pulizia impeccabile.
È la città perfetta? direte. Non proprio, perché anche qui c’è una nota stonata: nei negozi e nei supermercati, almeno in quelli dove ci è capitato di fare spese, niente eco borse. Anzi: una scatoletta di tonno e un sacchetto di patatine vedono una commessa che sfodera ben due buste di plastica: una per articolo. Lontane le ecoborse di Lisbona: belle, grandi ed economiche; alla cassa di alcuni supermarket sono vendute a ben 0.50 centesimi! E per prendere ancora un momento le parti di Lisbona, vi racconto ancora questo: i cartocci delle caldarroste hanno due “tasche”: una per le castagna e una per mettervi le parti da scartare (vedi foto d’apertura).
Dimenticavo: Niente piste ciclabili a Lisbona, almeno nel centro storico: è però vero che il saliscendi naturale della città non lo permette. Meglio il tram giallo tradizionale, sempre stracolmo, ma di grande fascino. E la qualità dell’aria? Almeno per il naso dei turisti, è dolce e buona sia di qua che di là.
Che ne dite: sotto la Mole abbiamo bisogno di lezioni?
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