In Piazza Savoia, la piazza perfettamente quadrata nel centro storico di Torino, c’è un monumento a forma di obelisco a ricordo delle leggi Siccardi.
Chi era costui? Giuseppe Siccardi fu il ministro della giustizia che, durante il governo D’Azeglio, nel 1850 propose al re Vittorio Emanuele II e al neo Parlamento una “spregiudicata” normativa in materia di privilegi goduti fino ad allora dal clero cattolico. Si trattava di abolire tre elementi: il foro ecclesiastico, cioè il tribunale esclusivo per gli uomini di Chiesa; il diritto di asilo, ovvero l’impunità giuridica per chi si rifugiava nelle chiese anche se era ricercato dalla giustizia di stato; e la manomorta (i non giuristi possono sussultare…ma non è quella che si rischia sull’autobus affollatissimo: è la non trasferibilità e quindi l’impossibilità di tassare i beni immobili della Chiesa).
C’erano poi il vincolo di presentare un progetto di legge per il divorzio civile e la riduzione delle pene per l’inosservanza delle festività religiose: la pena era mantenuta ma solo per chi lavorava di domenica oppure durante sei solennità dell’anno liturgico, quelle valutate dallo Stato come principali.
Fu una vera e propria presa di posizione innovativa per quei tempi e le leggi passarono nonostante la strenua opposizione della Chiesa, sostenuta dai cattolici intransigenti che comunque resistettero alla loro applicazione tanto da arrivare all’arresto dell’arcivescovo di Torino che invitava alla disobbedienza civile. La cittadinanza gli fece pervenire un pastorale d’argento per esprimergli la loro vicinanza e allora la Gazzetta del Popolo promosse una raccolta di fondi per effettuare un qualcosa a positivo riconoscimento dell’operato di Siccardi e del governo. I lettori approvano e i soldi arrivano da ben 819 comuni: si decide così di erigere il sopra citato monumento per far intendere che non si vuole più tornare indietro, semmai proseguire… E , in effetti, si proseguirà negli anni seguenti, con la legge Rattazzi del 1855, che abolì tutti gli ordini religiosi che «non attendessero alla predicazione, all’educazione, o all’assistenza degli infermi», e quindi ne acquisì tutti i conventi (più di trecento case) allo Stato – e poi, con le leggi eversive (un nome, un programma), che nel ’66 e ’67, a vario titolo, portarono ad ulteriori espropri di vari enti ecclesiastici.
Ah! … e la sorpresa? C’è, ed è ben nascosta all’interno del monumento di Piazza Savoia. Infatti, proprio nella base dell’obelisco di granito rosa dove è bene evidenziata la scritta “La legge è uguale per tutti” all’atto della posa della prima pietra, furono messi: alcune copie della legge Siccardi, i numeri 141 e 142 della Gazzetta del Popolo del 1850 che riportavano il progetto dell’opera, ma anche una cesta di grissini, cari alla tradizione torinese dove nacquero alla fine del ‘600 per agevolare la digestione del giovane principe Vittorio Amedeo II e che tanto piacquero a Napoleone che li chiamava “les petites batons di Turin”. Ci sistemarono poi monete, riso, grano,e vino delle nostre terre in segno di buon auspicio. Insomma, altro che ovetto di Pasqua…
Vignette di Alberto Calosso
di Rosita Ferrato e Maria Cristina Sidoni
[Pubblicato su NuovaSocietà il 11 marzo 2011]
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