Festival del cous cous – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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Festival del cous cous

Nonostante si sia dovuta sobbarcare buona parte dell’organizzazione con il solo aiuto di famiglia e amici, tanto da ospitare anche questa edizione del festival nella sua residenza di campagna alla periferia di Aprilia, Sihem Zrelli ha condotto in porto un gran bell’evento, la sesta edizione del Festival del cous cous.

Sihem è una donna intraprendente, nata a Gabes ed emigrata in Italia negli anni Novanta, distintasi da subito per capacità lavorative e di iniziativa. Titolare di varie attività, ha sempre voluto mantenere un legame con la terra patria ed è con questo spirito che ha allestito un’altra edizione, la sesta appunto, di quella che in definitiva è una grande festa di comunione di cibo, musica, cultura e valori tra l’Italia e i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Sul palco si sono avvicendati, dopo gli assaggi di rito da parte della commissione, la vincitrice del concorso per il miglior cous cous tradizionale, la tunisina Arbia Mallaoui, residente a Parma e giunta ad Aprilia per partecipare alla sfida, e la pittrice Hameda Salh, artista poliedrica che ha creato un’opera dedicata proprio agli “ultimi” di Gabes, agli oppressi e a chi soffre. A presidiare la giuria e presentare gli ospiti anche l’assessore alla cultura e allo spettacolo di Aprilia, Gianluca Fanucci. Ogni iniziativa che punta a rinsaldare il legame tra due culture diverse ma così vicine geograficamente, ha spiegato, è un’occasione da valorizzare e da sostenere.

Dopodiché, sebbene non sia nel galateo giornalistico parlare di sé, tocca occuparsi di un fatto personale perché una Palma del Sud (che è anche il nome dell’associazione creata da Sihem Zrelli) è andata… a me. L’organizzazione ha ritenuto di riconoscermi un premio per lo sforzo fatto, in questi anni, nel comunicare – con i miei libri, come quello su Tunisi e le sue qualità nascoste, il blog, i canali social – la cultura e le caratteristiche del modo di vivere che ha portato una cittadina italiana come me a trasferire la propria residenza proprio nella Medina della capitale. Un’altra istituzione, l’accademia leonina, ha conferito a Sihem un diploma per l’impegno profuso nel tenere vive iniziative come la sua.

Nella seconda parte della serata, grazie al talento di Ziad Trabelsi, cantautore di Tunisi e figlio d’arte (suo padre è stato musicista dell’Orchestra araba della Medina di Tunisi) si è creata un’atmosfera di vera festa. Ziad ha curato le melodie che hanno accompagnato balli e danze davvero coinvolgenti, dopo una degustazione per tutti gli ospiti ovviamente a base di cous cous e di dolci tipici come i makroud. Al ritmo di musiche arabe si è esibita anche Maryem Bent Anis, esperta e conosciuta danzatrice del ventre.

Il festival è una bella idea, si respirano entusiasmo e voglia di stare insieme. Merita di essere conosciuto e sostenuto, come tutte le iniziative sane che aiutano a promuovere la cultura araba in Italia e a rafforzare il senso di identità e di comunità di tutti coloro che hanno lasciato la loro terra per approdare nella penisola.

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