Nonostante abbia avuto la possibilità di allenarsi all’estero, Ons Jabeur ha scelto di restare in Tunisia. Sin da bambina diceva di voler vincere uno Slam “E mi prendevano in giro”. Ma oggi, alla vigilia del Roland Garros, non c’è più nessuno che si metta a ridere.
TUNISI – Per chi non conosce la Tunisia, forse non è facile capire quanta distanza ci sia tra il loro mondo e il nostro. Per quanta vicinanza geografica e culturale possa sussistere: a Tunisi c’è un quartiere che si chiama La Piccola Sicilia, ci sono anziani che parlano italiano, case e nomi di esercizi commerciali che richiamano l’Italia. Ma la Tunisia, anche se dalle coste la si scorge, non è l’Italia. Il reddito medio di un tunisino è di 3.000 euro l’anno. Attività dispendiose come il tennis, che per molti italiani sono diventate accessibili fin dai tempi di Panatta e Bertolucci, a molti ragazzi di questi posti sono precluse. Mancano campi, racchette, palline, maestri, soldi per spostarsi e disputare tornei. Non è un caso che, se si parla di tennis in Tunisia, per molti anni l’unico nome associato a questo sport è stato quello dell’artistoide Malek Jaziri. Ecco perché l’avventura nel tennis di un talento puro come Ons Jabeur è straordinaria. Fin dai suoi inizi: A Ksar Hellal, la piccola cittadina in cui è nata nel 1994, non ci sono strutture adeguate a un agonista.
La sua fortuna fu che la famiglia si trasferì a Sousse, un centro più grande, e che la madre – mamma di quattro figli – fosse appassionata di tennis. Ovviamente, le condizioni economiche di casa (papà Ridha era dirigente d’azienda) le permettevano l’accesso al tennis. E così, Ons iniziò a prendere lezioni, fin da bambina e nonostante amasse il calcio tanto quanto il tennis. Non senza difficoltà, tuttavia: per allenarsi, spesso doveva affittare i campi da tennis di un hotel. Quando poi, a dodici anni, i Jabeur le presero casa a Tunisi, lei si poté appoggiare al Lycée Sportif El Menzah, che le fornì il supporto necessario per coltivare il suo evidente dono per il tennis: tocco di palla, geometrie e senso della posizione erano già eccellenti per gli standard dei suoi coetanei. «Ma non era facile, perché io già da giovane ero una chiacchierona, dicevo che volevo diventare la numero uno del mondo e vincere un torneo Slam. E in tanti mi deridevano. Mi rispondevano che non era possibile, che dal posto in cui eravamo non potevano nascere campioni e che sarebbe stato meglio se avessi cambiato idea».
«Mi sento un prodotto al 100% tunisino, a partire dall’istruzione perché mia madre ci teneva che mi diplomassi, prima di provare a intraprendere la carriera sportiva. La migliore opzione, per me, è stata quella di restare a casa»
Ons Jabeur
Ons Jabeur è tra i personaggi più attesi al Roland Garros
Rispetto a tanti ragazzi europei, tuttavia, Ons non aveva le stesse possibilità né di allenarsi, né di conoscere il mondo. Addirittura, da ragazzina, pensava che l’unico torneo internazionale fosse il Roland Garros. Un evento che lei riuscì a vincere nel tabellone juniores, nel 2011, nonostante qualche mese prima fosse stata costretta a una dolorosa operazione al polso. Eppure, nonostante i genitori siano riusciti a permetterle qualche stage sportivo all’estero (in Belgio e in Francia), molto presto Ons ha deciso di mantenere la sua base di vita e di allenamenti in madrepatria: «Mi sento un prodotto al 100% tunisino, a partire dall’istruzione perché mia madre ci teneva che mi diplomassi, prima di provare a intraprendere la carriera sportiva. La migliore opzione, per me, è stata quella di restare a casa». Ons si è sposata a vent’anni (per i nostri canoni, quindi, molto presto) con un ex schermidore di origine russa, Karim Kamoun, che è anche il suo preparatore atletico.
Proprio la forza e la resistenza fisica sono stati, in questi anni, gli ostacoli principali per Jabeur: nonostante la fantasia e il genio tennistico, spesso ha perso incontri per una condizione atletica inferiore rispetto a quella delle sue avversarie di vertice. Lo scorso anno, però, la situazione sembra essere mutata radicalmente con i quarti a Wimbledon (festeggiati con entusiasmo in Tunisia, nel decimo anniversario della rivoluzione che depose Ben Ali), il primo titolo sull’erba di Birmingham, la semifinale a Indian Wells e uno storico ingresso tra le prime 10 del ranking: un fatto mai capitato nella storia dello sport africano. Costretta al forfait in Australia a inizio anno per un problema alla schiena, Ons ha sfiorato il successo sulla terra verde di Charleston prima della straordinaria corsa nel torneo di Madrid, con i successi su Bencic, Halep e, in finale, su Jessica Pegula. Mai nessuna atleta del suo continente era riuscita ad aggiudicarsi un torneo WTA 1000. La miglior tennista tunisina, prima di lei, era stata l’amica Selima Sfar, ex numero 75 Wta.
Ons Jabeur ha realizzato diverse “prime volte” per il tennis di matrice araba
Leggi anche: Stavolta la rivoluzione tunisina la fa Ons
Il presidente tunisino Kais Saied segue con attenzione i successi di Ons Jabeur
Nei bar di Tunisi si parla non più solo di calcio, ma anche di tennis. E tutto grazie a lei: «Ho visto dei video – ha raccontato – di gente che si era assiepata nei locali per vedermi giocare e mi sono emozionata molto. Sono felice che i ragazzi, anche grazie ai miei risultati, si possano avvicinare allo sport che amo e, magari, iniziare a giocarlo. Da piccola, ricordo che gli atleti professionisti tunisini erano molto rari, era difficile incontrarli o anche solo sentirne parlare. Invece ora anche il tennis è diventato un argomento di discussione, come il calcio!»
Ons ha avuto anche l’onore di essere ricevuta nel palazzo presidenziale da Kaïs Saïed, che si è voluto complimentare personalmente per i suoi trionfi. Un messaggio che Saïed ha rinnovato all’indomani del successo a Madrid. Ons ha continuato a mostrare l’efficacia delle sue magie sulla terra rossa anche agli Internazionali d’Italia, dove la sua corsa si è interrotta solo in finale per mano nella nuova numero uno mondiale Iga Swiatek. Ma il vero traguardo, quello che sogna da ragazzina, è conquistare il formato maxi del trofeo vinto undici anni fa da minorenne, al Bois de Boulogne di Parigi. Adesso, però, quando dichiara di voler andare al Roland Garros per vincerlo, non c’è più nessuno che si metta a ridere.
Di Rosita Ferrato per Tennis Magazine Italia 21 maggio 2022
Sorry, the comment form is closed at this time.