La Piccola Sicilia – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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La Piccola Sicilia

Il solo nome richiama la storia: la neonata associazione “Piccola Sicilia” porta il nome antico del rione nel quale molti migranti siciliani, giunti in massa soprattutto da Palermo, Trapani e città limitrofe tra l’Ottocento e in Novecento, sono sbarcati e hanno costruito la loro nuova dimora e le loro attività. La città in questione è La Goulette e il 13 novembre scorso, presso la sala delle cerimonie del comune, l’associazione ha fatto il suo primo passo pubblico in presenza della sindaca, Amel el-Ksir Limam, del presidente dell’associazione, Mohamed Abdelmajid Ben Ahmed e dei suoi componenti esecutivi.
La sindaca ha sottolineato come «un gruppo di amici, appassionati di cultura, si siano messi insieme per ridare vita alla Piccola Sicilia, resuscitare un passato felice durante il quale tutte le comunità vivevano insieme, si affiancavano e condividevano questo luogo ricco di una storia millenaria. All’interno delle sue mura, gli abitanti tessevano una memoria fatto di differenze e di condivisione».
È stato proprio l’impegno del presidente a rendere possibile la nascita di questa nuova realtà, convinto come è del valore del dialogo culturale tra le due sponde del Mediterraneo. E quale posto migliore, appunto, della… piccola Sicilia per far incontrare due mondi così vicini. Non a caso, “Piccola Sicilia” ha scelto una sede molto significativa per le sue attività: una libreria in rue Hammadi Ben Ammar, che si propone come fulcro culturale del quartiere, sotto i portici della parte antica della città. A due passi dalla libreria, sorge la chiesa che custodisce la Madonna di Trapani, una divinità di culto per i religiosi di origine sicula. E non solo. Per la verità si tratta di una copia della “Bedda Matri” che si trova proprio a Trapani, ma il suo valore spirituale è indiscusso: ogni anno, il 15 agosto, fino agli anni Sessanta veniva portata in processione e pregata indifferentemente da uomini di varie culture religiose. Una tradizione che è stata ripresa in un paio di occasioni recentemente, non senza difficoltà.

Se c’è quindi un territorio interculturale, quello è proprio La Goulette, che ospita cittadini di fede cristiana, ebrea e islamica in un rapporto di reciproco rispetto e convivenza. Ma l’impronta più evidente è proprio quella della cultura italiana, a partire dal nome: piccola gola, cioè il canale che rende possibile la comunicazione tra il Golfo di Tunisi e il Lac de Tunis. Nel periodo delle conquiste arabe, stante la distruzione del porto di Cartagine era diventata proprio La Goulette l’approdo principale di navi in tutto il Paese. Ed è proprio qui che, nel 1868, si firmò un trattato tra Tunisia e Italia, grazie al quale si cercò di promuovere il flusso di immigrazione dalla Sicilia, ciò che effettivamente avvenne e contaminò (nel senso migliore del termine) usi e costumi locali con le usanze in arrivo dall’altra sponda del mare. In un senso opposto alle rotte dei migranti di oggi, migliaia di italiani arrivarono a Tunisi in cerca di fortuna, di un posto migliore in cui vivere e in cui esercitare le proprie arti e mestieri. E finirono per concentrarsi in queste strade affacciate sul mare, a una decina di chilometri da Tunisi, dove tuttora si trovano segni di quegli insediamenti, nelle case e nei nomi dei negozi, dei bar e delle strutture ricettive.

Nel corso della presentazione dell’associazione c’è stata una sessione di firma delle copie del romanzo Terre Promesse scritto da Alfonso Campisi, docente universitario, scrittore, saggista e anch’egli membro del comitato esecutivo della “Piccola Sicilia” insieme a Rita Strazzera, Tahar Ayachi, Luca Luccatini, Mounir Khelifa e Slim Kacem. Il libro di Campisi racconta proprio l’ondata – la seconda – di arrivi di italiani, anzi, principalmente di italiane a La Goulette, provenienti da Favignana; la sua adesione all’associazione nasce proprio dalla consapevolezza che evocare, raccogliere e trasmettere legami e storie di vita del passato sia un’opera troppo importante per essere differita.
Lo spazio sociale, in quella che un tempo era stata rue de la Résistance, si presta non solo a presentazioni di libri ma anche a iniziative culturali di vario tipo e, come ha sottolineato Campisi, è anche grazie alla sensibilità della sindaca se c’è stata la possibilità di intraprendere questa nuova attività. Tra i suoi scopi, l’associazione si è posta un obiettivo ambizioso: il rilancio del quartiere, che da molto tempo sta vivendo momenti non facili, tra degrado e chiusure di attività economiche. Con il rischio di perdere un patrimonio di lingue (come i dialetti italiani arcaici), di storie tramandate e di tradizioni troppo prezioso per venire abbandonato.

Autore: Rosita Ferrato per il Corriere di Tunisi – Dicembre 2021

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