Al mio desiderio di procurarmi una bicicletta, la signora che si occupa delle mie faccende quotidiane ha sgranato gli occhi. «Una bicicletta? Qui?» Sì, qui. A Cartagine. Perché no? Pare, in effetti, che a lei sia successo addirittura di essere inseguita da alcuni malintenzionati… «Ma è anche vero che le strade di questa banlieue sono facili, in piano e dolci» aggiunge, quasi per rassicurarmi.
L’altro giorno ho visto una ragazza tedesca che ha parcheggiato una Bianchi, o un modello simile a quelli della casa italiana. Una bici da strada, certamente costosa, dentro una delle case superchic della zona. E allora, perché io no?
Diverso sarebbe il discorso se si parlasse della medina, o del centro città, dove effettivamente in bicicletta si rischia la vita a ciascun metro percorso. Conosco giovani che si spostano da La Marsa al centro città su due ruote, ma davvero è troppo rischioso. Piste ciclabili non ce ne sono, le automobili sfrecciano e i pedoni sono estremamente indisciplinati nell’attraversare la strada. Per non parlare dei tram, che sono una minaccia per tutti, a piedi e non. Motorini, cani, gatti, assenza di marciapiedi perché occupati dai dehors e dagli ambulanti. Tunisi è una città decisamente non friendly per la bicicletta e i suoi appassionati.
Ma qui, nella calma delle strade deserte, si vedono quasi solo i veicoli della scuola guida. Che scelgono questa zona proprio perché è un ambiente tranquillo per imparare a guidare. Anche se possono essere una minaccia per i ciclisti…
Eh sì perché, tra le cose che mi mancano della mia “vecchia vita”, oltre ovviamente alle persone ci sono nell’ordine la mia automobile, la mia casa… E poi lei, la mia vecchia Bianchi da città.
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