Prima la fotografia: una quindicina di immagini esposte all’ingresso dell’IFT (Institut francais de Tunisie) per essere valutate dal pubblico e poi dalla giuria. Il tema: Le francais dans tous ses états, il francese in tutti i suoi stati, a Tunisi; tema non facile, che richiedeva uno sforzo di fantasia. E allora immortalate scritte sui muri, insegne, targhe stradali, Parigi e così via.
I vincitori di critica e pubblico: l’immagine in bianco e nero di un anziano signore intento a leggere un giornale francese in un caffè moresco; un chiosco di giornali in lingua francese nel centro della capitale, e infine un cane (tunisino) che sbuca da un angolo da una vecchia fabbrica francese.
Osservate con attenzione le foto, ci siamo poi spostati nella grande sala cinema per entrare nel vivo della competizione e assistere alla gara dei talenti. Non sapevo bene come si sarebbe svolta la cosa, ma mi sono ritrovata in prima fila in un uditorio pieno di persone e di giovani e meno giovani artisti. Cantanti, attori, film realizzati per la competizione.
Un ragazza, qualche minuto prima di cominciare, credendomi tra i performances mi aveva detto con sollievo “Ah, meno male che partecipano anche degli adulti!”, ma in realtà stava parlando con un membro della giuria. Di più grandi, in ogni caso, ce ne sarebbero stati, ma assieme a tanti giovanissimi.
Il mio compito dunque era quello, affascinante e non facile, di ascoltare, giudicare ed emettere un verdetto per decretare i più bravi. Davanti al pubblico, con una lista e una penna in mano pronta a scrivere delle valutazioni, eccomi ad ascoltare ragazzi che intonavano canzoni francesi, compositori di musica e parole, qualcuno che declamava con maestria i propri versi, giovanissimi che calcavano le scene con la competenza di professionisti, maschi e femmine, e alcuni tra loro hanno davvero emozionato.
La gara è durata un’oretta e mezza, poi è stato il compito nostro. Come si usa, ci siamo chiamati fuori per deliberare (assieme a me una poetessa, un celebre cantante lirico e il suo pianista, un’attrice). Non facile la scelta, grande dibattito: i cantanti preferivano i cantanti; io, con competenze musicali più ridotte, per deformazione professionale e autentica simpatia, tifavo per un poeta.
Dopo qualche tempo di discussioni, “aiutati” anche dal clima rigido e dalla pioggia battente di una serata di metà marzo che invogliava a rientrare – oltre che dall’impazienza del pubblico che aspettava in sala – siamo finalmente arrivati ad un verdetto. Che ha messo d’accordo tutti (almeno tutti noi giurati). Con un “trucco”: da 2 premi che erano previsti, ci siamo allargati a 4, perchè alcuni talenti davvero non dovevano essere lasciati fuori.
Due premi effettivi (un liuto elettronico e un computer) e due premi d’onore, che consistevano in un corso gratuito di francese e di un corso con il celeberrimo cantante. I vincitori: un giovane compositore africano, Christ Lenvoka e la sua corista, e Salsabil Krimi, una diciassettenne che con una presenza e una grazia infinite ha cantato a cappella. I premi d’onore a un poeta e a un emozionato aspirante cantante.
Sul palco finalmente siamo saliti anche noi. A chiamare i prescelti. Due battute ognuno, i complimenti al favorito. Applausi corali. Quelli sono gratis, ma vanno meritati.
Non è la prima volta che sono parte di una giuria; l’altra era stata a Torino per un concorso di bellezza in un’associazione italo rumena. Una bella battaglia, anche quella volta, per chi tra quelle splendide ragazze fosse la migliore.
Confesso che mi è piaciuto e mi piace: salire sul palco e non dover essere giudicato, ma essere chi sceglie. Un compito comunque non facile.
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