Tunisi, fine del mese di maggio dell’anno scorso. Davide mi telefona di mattina; sono nel quartiere chic di Ennasr, ma conosco la Medina ormai piuttosto bene. Mi dice di raggiungerli, lui e la troupe, nella libreria Diwan, vicino alla moschea. Dopo una corsa in taxi di una mezz’ora, sono lì (il taxi è un modo comodo e piuttosto economico per gli spostamenti); mi muovo con sicurezza nelle strette strade della cittadella araba. Trovo la squadra al completo: Davide Demichelis, autore e conduttore di Radici, il suo ottimo cameraman Alex Rocca e Enrico Guidi, un ragazzone che non conoscevo; assieme a loro, due funzionari del Ministero del Turismo tunisino, che mi parlano subito in un italiano praticamente perfetto.
Davide e compagni mi hanno chiesto di incontrarli per due battute che verranno inserite nella puntata di Radici dedicata a Tunisi. Ne sono onorata. Sono qui da qualche giorno, ma ultimamente vengo nella capitale molto spesso: mi ci sento a casa.
Li porto per un sopralluogo al mio hotel, Dar Ben Gacem, una antica casa di 300 anni, un posto tranquillo e caratteristico, e decidiamo che faremo lì l’intervista.
Ci si prepara al momento delle riprese. Mi piace vederli al lavoro: studiano il luogo, le ore del giorno con la luce adatta; e le riprese vengono fatte da diversi punti di vista, tanto che Enrico viene mandato sul tetto per riprenderci anche dall’alto. Davide e la sua squadra sono affiatati, si muovono con competenza, e si vede che si divertono anche, perchè spesso si punzecchiano con delle battute, prendendo spunto da storie che solo loro conoscono, da vita vissuta nei loro moltissimi viaggi. Scherzano, ridono, si prendono in giro, ma al momento di girare, serietà e professionalità sono assolute.
Ci siamo: dopo un’ultima sigaretta, inizia l’intervista: seduti davanti ad un tè alla menta, Davide, Majdi Karbai (il protagonista tunisino della puntata) ed io, siamo pronti. Le domande che mi vengono poste da Demichelis in modo informale ma preciso, vertono su un mio progetto: in questo periodo sono a caccia di hammam. Un’associazione locale li sta censendo e tutelando, ed io vado in giro per interviste ai proprietari, per farne un reportage, per piacere e forse per una futura guida turistica. Parliamo di bagno turco, il “caffè delle donne” ci ricorda Majdi, il luogo dove le donne (che nei caffè degli uomini non vanno praticamente mai) si trovano a parlare; ma soprattutto di Tunisi, del dopo Bardo, del futuro del paese. “Non mi sono sentita insicura mai, in questa città, racconto. Né prima degli spaventosi fatti di sangue di marzo, né dopo. Anche per una donna, questo è un paese molto accogliente”.
L’intervista finisce, ci togliamo i microfoni, ci rilassiamo, e proseguiamo la giornata. Pranzo in un elegante hotel di Avenue Bourguiba con i signori del Ministero, e poi andiamo a cercarli, questi hammam. Il mio ruolo cambia, e ora mi sento tanto un’attrice: vengo ripresa nella Medina (dove la nostra presenza – viste le telecamere portate a mano perchè non si rovinino, difendendole dagli urti, viene accolta dalla gente con la domanda rituale: Rai Uno? Domanda a cui Davide risponde sempre con gentilezza e pazienza: no, Rai Tre.
Enrico ed Alex cercano delle riprese tra le innumerevoli botteghe dei vicoli: studiano la luce, gli oggetti, trovano le inquadrature. E poi tocca a me: “Ok Rosita, cammina tranquilla. Parti da quel punto là, guarda gli oggetti, guardati in torno, e ricordati di non guardare in camera”. Faccio un bel respiro e mi diverto a fare quello che mi chiedono. “Va bene, sciolta. No, hai guardato in camera! Rifacciamola”. Girano due o tre volte la medesima ripresa nel souk poi troviamo l’hammam giusto. É un bagno solo maschile, davanti alla grande moschea della Medina. Il proprietario è un uomo gentile, con dei baffi grigi: sta quasi chiudendo, ma ci invita a entrare. È un luogo incantato, peccato non avere più tempo, sarebbe da visitare. “E’ un hammam maschile, ma se prenota, dopo l’orario di chiusura, può venire con le sue amiche, mi dice l’uomo sorridendo. Riniziamo le riprese: cammino verso la bella porta antica dell’hammam. “Va bene, non entrare, fai solo finta di avere trovato il posto che cercavi. Bene. Ci siamo”.
Sì, ci siamo. Il mio piccolo (per me grande) ruolo l’ho interpretato, spero al meglio. Ci salutiamo. Davide e la troupe di Radici proseguono il loro viaggio: saranno oggi ancora a La Goulette, e domani sono invitati ad un matrimonio, assieme a Majdi, e poi ancora, verso altri luoghi, significativi per il protagonista, affascinanti per lo spettatore.
Sì, sono contenta: questo programma mi piace proprio. È interessante, sempre nuovo: riesce a raccontare con la giusta leggerezza un paese e la sua gente, va in profondità, fa capire, senza pesantezza. Proprio un esempio di buon giornalismo!
Rosita Ferrato
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