Un été pour Matisse, questo il nome della rassegna, comincia al Museo Matisse, la meravigliosa Villa des Arènes, XVIII secolo in stile genovese, sulla collina di Cimiez. La mostra si intitola “Matisse. La musica e l’opera”: spazi interi dedicati alla musica e alla danza, per sottolineare quanto queste discipline siano state importanti nella vita e nell’opera dell’artista.
La prima stanza tematica è “Il silenzio della musica”, e vi si ammirano tele come “Interior à la boite à violon” del 1918, “Le paravant moresque” del 1922, l’Odalisque au tamborin (col tamburo) del ’22, “Femme à la mandoline” sempre del 1922. I figli di Matisse facevano musica – Marguerite al piano e Pierre al violino – anche Matisse suonava e infatti è immortalato ad esempio con il suo violino in una foto di Man Ray del ’22. L’artista usa lo strumento come accessorio che accompagna il modello; e così in molte opere lo strumento musicale diventa un elemento decorativo.
“Musica e disegno” nella sala successiva: la precisione del gesto, quello del musicista come quello dello scultore o il disegnatore. La pratica del violino che necessita precisione come l’arte del disegnatore e il suo tratto.
“Musica e danza”, spesso sono in relazione nelle opere di Matisse, artista attratto dalla danza folk. Aspetto magistralmente espresso in una delle sue tele più famose, La danse , a cui inizia a lavorare nel ’31. Ne La danse, danza e musica appaiono assieme, accompagnandosi a temi antichi che evocano miti antichi dell’Età dell’Oro, dove i girotondi dei baccanali portano l’uomo a contatto con gli dei.
“La sonorità del colore”: il ritmo del colore. È del ’47 il libro Jazz, di cui l’artista stesso, con un nuovo spirito, cura sia testi che illustrazioni, conferma la musicalità della linea e dei colori, utilizza il decoupage e introduce nella sua opera temi come il circo, i racconti, le impressioni di Tahiti. “L’esaltazione della carta ritagliata proviene dal jazz sinfonico – affermava Matisse – dove, attraverso il contrasto, trovano un equilibrio corde e ottoni”. E a proposito della ricerca, accurata, del colore: “Non basta apporre i colori, per quanto siano belli, uno dopo l’altro, bisogna che i colori reagiscano gli uni con gli altri, altrimenti si crea solo cacofonia”.
Henri Matisse – La Tristesse du roi, 1952 Papiers gouachés découpés, 292 x 386 cm – © Succession H. Matisse Photo : Centre Georges Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais
E ancora, le tele blu, meravigliose: Polynèsie, La Mer del ’46, la ricerca della musica di paesi diversi, quella curda e americana, lo spiritual dei neri, diffusa alla radio, lo swing. E via via, di nota in nota, in un’armonia di colori, fino alla ceramica grandiosa de La Piscina, enorme e blu, proveniente dalla composizione in guazzi ritagliati del 1952. Ed è proprio dalla Piscina, ultima opera esposta, che il visitatore trova il percorso alla tappa successiva: il musée d’Archélogie, per la mostra intitolata “A proposito di Piscine”. E il tema dell’acqua lo si ritrova subito visitando i resti delle thermae romanae, le antiche piscine, e nelle opere in omaggio a Matisse di artisti contemporanei che come lui hanno studiato i fenomeni della percezione del corpo e del suo movimento nell’acqua.
E ancora, le tele blu, meravigliose: Polynèsie, La Mer del ’46, la ricerca della musica di paesi diversi, quella curda e americana, lo spiritual dei neri, diffusa alla radio, lo swing. E via via, di nota in nota, in un’armonia di colori, fino alla ceramica grandiosa de La Piscina, enorme e blu, proveniente dalla composizione in guazzi ritagliati del 1952. Ed è proprio dalla Piscina, ultima opera esposta, che il visitatore trova il percorso alla tappa successiva: il musée d’Archélogie, per la mostra intitolata “A proposito di Piscine”. E il tema dell’acqua lo si ritrova subito visitando i resti delle thermae romanae, le antiche piscine, e nelle opere in omaggio a Matisse di artisti contemporanei che come lui hanno studiato i fenomeni della percezione del corpo e del suo movimento nell’acqua.
Lasciamo Cimiez, dove Matisse visse nel 1917 in una stanza dell’hotel Beau-Rivage e successivamente installò il suo laboratorio nel quai des Etats Unis, in Rue Saint François de Paule 24, e scendiamo in città. Nell’autunno del 1918, Matisse soggiorna in pieno centro, in una stanza dell’Hotel Mediterranéen, 25 Promenade des Anglais. E’ qui che il visitatore ha conferma di quanto i francesi siano dei furbacchioni. Il Musée Massena, tappa museale legata al soggiorno del pittore sulla Promenade, è una splendida villa edificata per un discendente di Massena, maresciallo dell’impero, nativo di Nizza; una costruzione che vale di per sé una visita, per le sue opulente stanze. Il tema della mostra: “Palme, rami di palma e palmette”, en francais Palme, palmiers, palmette. Prendendo come pretesto uno dei temi ricorrenti di Matisse, quello delle palme appunto (ed esponendo del celebre pittore una sola tela, rappresentativa), si declinano le palme in tutte le sue simbologie e significati: dalla voglia di vivere a simbolo religioso, da simbolo di vittoria, militare e sportiva, al martirio, e come motivo architettonico e di arti figurative, dall’antico Egitto fino ad oggi. La palma divenne soprattutto simbolo della Costa Azzurra e di Nizza: prima del’900, in Costa Azzurra non ven’era traccia, se non in modeste varietà più piccole, ma agli inizi del XIX secolo, già specie diverse ed esotiche, provenienti dal sud del Mediterraneo, invadono il paesaggio di Nizza e in modo massiccio la Costa Azzurra, divenendo allora simbolo della joie de vivre, e uno degli emblemi di Nizza e della costa.
Matisse vi ritrovò una linea semplice, un modello grazioso, un simbolo universale mediterraneo, in cui regna “luce, calma e voluttà”, elementi che tanto aveva cercato. Ed ecco quindi il collegamento con Matisse, e l’esposizione di un’unica e straordinaria tela: Natura morta con melograno del 1947 con una bella foglia di palma. Accanto, Baie de Cannes, del ’58, strepitoso quadro di Picasso, altro frequentatore di questi luoghi.
Ci si sposta dunque da museo a museo, e da luogo di Matisse a luogo di Matisse: Palazzo Lascaris, altra meraviglia nizzarda che espone “Matisse. Gli anni del jazz”, dove il pittore affronta il libro Jazz (1943-47) con la nuova tecnica dei ritagli, (la stessa con cui realizza La Danse, 1930-33). Lungo il percorso della mostra, venti illustrazioni di jazz: “Jazz è un ritmo e un significato” affermava Matisse in Ecrits et propos sur l’art.
Al Musée de l’Art Moderne et d’Art contemporaine (Mamac) l’esposizione “Bonjour Matisse!”. Incontri per investigare la sopravvivenza dell’iconografia matissiana dagli anni 60 ad oggi; il Musée des Beaux Arts, per un omaggio al maestro di Matisse “Gustave Moreau”; la Galerie des Ponchettes con “Matisse in cartellone” con i manifesti dell’autore e di coloro che a lui si ispirarono; e infine il Théatre de la Photographie et de l’image con la mostra “Donne, muse e modelle”, 150 fotografie di artisti di fama internazionale e sei sculture di Matisse.
Per concludere questo mirabile tour, non rimangono che le parole dello stesso Matisse e il suo omaggio a Nizza: “Quando ho capito che ogni mattina avrei rivisto questa luce, non potevo credere alla mia fortuna”.
Rosita Ferrato
Fonte: Babelmed
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