Felice Govean con Borella e Bottero, nel 1848 fondano la “Gazzetta del Popolo”, punto di riferimento della cultura laica, filantropica, tollerante, democratica di derivazione illuministica e, dal 1859, portavoce “ufficiosa” della massoneria torinese.
Approfondiamo…
Felice Govean era nato a Racconigi. La sua famiglia di origini portoghesi aveva un vissuto “giacobino”: suo padre infatti si era attivato nei moti del ’21 e del ’31.
Impiegato in una società di assicurazioni, ma anche a Milano in una compagnia teatrale, si avvicina al mondo della carta stampata iniziando come compositore. Nel ’48 pubblica un piccolo volume intitolato Il Balilla e a giugno dello stesso anno esce il primo numero della Gazzetta del popolo, un giornale fondato insieme a Giovanni Battista Bottero, medico di Nizza appassionato di rivoluzione, e Alessandro Borella, anche lui medico di Castellamonte, di nobiltà decaduta e interessato al giornalismo con uno stile divulgativo. La Gazzetta è rivolta alla piccola borghesia, agli operai qualificati, al piccolo artigianato: insomma un pubblico istruito ma non aristocratico. Anche per questo il prezzo è economico: 5 centesimi a copia e 12 per l’abbonamento annuale. La prima sede è in Piazza IV Marzo dove Govean aveva lavorato come compositore nella tipografia Arnaldi. Poi fu spostata in via Stampatori e successivamente in via sant’Agostino 6.
Nel marzo del ’49 Govean è volontario nella guerra contro l’Austria e dopo la fatal Novara, il giornale diventa espressione militante della passione politica dei suoi fondatori. A settembre del ’49 Bottero invita a firmare pro Garibaldi che, sfuggito alla cattura da parte degli austriaci, era entrato in Piemonte, ma, arrestato a Chiavari, era detenuto a Genova. Il neo re Vittorio Emanuele prenderà atto della mobilitazione e dei suoi riscontri alla Camera: Garibaldi è liberato, ma condannato all’esilio. Gli arriverà una spada d’onore grazie alle sottoscrizioni dei lettori della Gazzetta.
Dopo pochi mesi, il giornale è di nuovo pronto a sollecitare i suoi lettori: il clero non accetta le innovazioni che hanno abolito i suoi privilegi e non rispetta le leggi Siccardi? Si faccia appello al senso istituzionale dei lettori e …nuova sottoscrizione che manifesta la grande adesione all’appello: ne deriva il monumento in piazza Savoia.
Nella sua attività giornalistica e di direttore, Govean fa progressivamente emergere il sostegno alla politica cavouriana distinguendosi nella lotta contro i privilegi clericali ma anche appoggiando espressamente la strategia dello statista che aveva intuito la rilevanza politica -anche se l’operazione era dispendiosa- di partecipare alla guerra di Crimea lanciando con successo, in quegli anni di impegno militare all’estero e di sacrifici in patria, una campagna per fornire cento cannoni alla fortezza di Alessandria. Collabora alla Gazzetta e a quest’impresa, Norberto Rosa già “Fra Norberto” del giornale satirico “Il fischietto”. L’ex deputato susino, ammiratore di Brofferio, nonché …massone anche lui, incita alla sottoscrizione con veemenza. I lettori si mobilitano, facendo passaparola e per l’iniziativa e per il valore del giornale che raggiunge il tetto delle 10.000 copie (tantissime se si pensa alle 2.000 del diretto concorrente, il cattolico L’Armonia delle religioni con la civiltà). I cannoni vengono comprati – l’ Arsenale di Torino produce addirittura 127 pezzi d’artiglieria- calmierando le polemiche anticavouriane e ancora oggi in Alessandria c’è Corso Cento Cannoni. È un grande successo…
Nel ’61 Govean lascia la direzione della Gazzetta del popolo anche per dedicarsi a tempo pieno alle attività di loggia e l’incarico passa a Bottero che nel frattempo era pure entrato in politica essendo stato nominato alla Camera nel ’55. Questi si attiva per sostenere la politica di Crispi e, nel nuovo panorama di un Italia sempre più ampia, farà raggiungere al suo quotidiano il secondo posto per la diffusione, dopo Il Secolo di Milano. Siamo nel 1874.
Che dire … la storia del giornale veleggerà negli anni, accompagnandosi a quella dell’Italia fino al 1983: una soglia decisamente eccezionale di longevità.
E consentite un dovuto grazie personale a questo quotidiano: fu il primo in Italia a pubblicare nel supplemento “L’illustrazione del popolo” le strisce di Topolino disegnate da Walt Disney ( massone…) . Era il 1930!
In giro per la città…
A Torino si trova un monumento in onore di Govean nell’omonima piazza che si apre alla confluenza di Via Madama Cristina e Via Belfiore; un monumento a Bottero è nel Largo IV Marzo: sotto gli alberi con la tradizionale redingote e nella mano destra la copia del suo giornale. Borella è invece ricordato da un busto bronzeo su una colonna di granito in via Conte Verde, sempre nei pressi del palazzo che ospitò il giornale che aveva cofondato.
Vignette di Alberto Calosso
di Rosita Ferrato e Maria Cristina Sidoni
[Pubblicato su NuovaSocietà il 29 aprile 2011]
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