GUTENMORGEN VIENNA – Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice, fotografa
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GUTENMORGEN VIENNA

La Torino natalizia è caotica, rumorosa e in questo momento molto on the move (nel senso che è giustamente impegnata in opere di abbellimento, che però la paralizzano). Tornando da una città tranquilla e viva come Vienna diventa inevitabile essere carogne e fare dei confronti. Piazza San Carlo per esempio: quest’anno è bellissima, ben illuminata, con un’atmosfera natalizia incantevole.
Ma c’è un però, e leggendo ve lo svelo.

Tutte queste piazze impegnate da mercatini tristanzuoli e ormai onnipresenti, piazza Carlo Alberto prima fra tutte, che senso hanno? Sarebbe bello immaginarle, qualcuna delle nostre splendide piazze, come un piccolo grande mercatino natalizio, ma senza strepiti e ambulanti, silenziose e vive, con il solo vociare della folla.

Questo ho visto a Vienna, questo vado a raccontare. Banchetti dove si beve il punch caldo, dove si vendono marron glacè, candele, dolci, addobbi natalizi di ogni genere e tipo. Il banco con la cera d’api: candele, omini di neve gialli e morbidi, e il profumo dolce che si spande attorno, nonostante il freddo pungente. Zucchero filato, caramelle color pastello di tutte le forme e dimensioni. Sullo sfondo la guglia della Wiener Rathausen, il Municipio di Vienna (nella foto d’apertura), in una nebbia da fiaba, e alberi alti, coperti da decorazioni, alberi veri ed enormi che sotto Natale si trasformano in creature fiabesche. Ma non solo il pino della Carinzia, anche altri, con decorazioni grandi come palloni da calcio, enormi orsacchiotti, che di sera si illuminano. Casette basse, in legno, che diventano un gigantesco mercato dove si entra e ci si perde, incantati da tanta meraviglia.

Un’arcata di luce, come un diadema di regina, accoglie il visitatore, e tutto è festa. Niente è urlato, pur nell’allegria. Niente musica assordante, altoparlanti, vacarme (termine francese più elegante di bordel, ma dal medesimo significato). Ci si rallegra tenendosi compagnia e con calde luci. Si cammina, spinti dalla folla, ma tranquilli, in un’atmosfera natalizia che non stordisce, ma affascina.

Di giorno a Vienna c’è silenzio. La maggior parte del centro storico è pedonale: passano i taxisti e le carrozze e poco altro. Accompagnano il viaggiatore solo suoni e odori.
La vista è protetta a suo modo: niente cartelloni pubblicitari (è un argomento su cui insisto, ma è così importante!), i monumenti sono nudi, nella loro magnificenza. Museo Albertine: l’occhio si bea di una straordinaria architettura di un palazzo e l’orecchio percepisce Mozart in sottofondo. Una musica che non si sa da dove arrivi, forse è qualche esecuzione in una chiesa. È musica “vera”, non riprodotta, o almeno, così percepita, se la gode il passante. Copre morbidamente il silenzio; poi si svolta l’angolo, e anche la musica se ne va…

Nel naso, odore di cavallo: solo a volte accompagnato dal suono di una carrozza che si allontana. I finimenti, gli zoccoli dell’animale, il rumore delle ruote sul selciato: solo questo. Suono di campane, l’orecchio è appagato. Niente stonature: niente cumuli di immondizia, schermi al plasma arrampicati sui palazzi o nelle vetrine dei negozi. Niente bassi molesti che escono da qualche jeanseria. Nessun rumore improvviso. Occhio, orecchio, naso sono riposati: si beano, accarezzano Vienna nella sua magnificenza. La notte il silenzio è avvolgente.
E Torino? …

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